Il BLOG del PROSECCO BIOLOGICO : imparare a soffrire, imparare a resistere
Con l’abolizione totale di alcuni fitofarmaci dal 2018 la denominazione Prosecco doc si prepara ad attraversare un periodo di grande cambiamento in favore della sostenibilità ambientale. Un grande passo in avanti verso la produzione totale di Prosecco bio, che ha generato però qualche mal di pancia.
A tutti i produttori che si apprestano a rinunciare ad alcuni fitofarmaci (e che magari decideranno di voler iniziare la conversione bio) do solo un consiglio:
imparate dai corridori, andate sempre avanti senza mollare, i risultati arriveranno.
Produrre uve biologiche mi ha preparato mentalmente a dominare la paura
Mi piace pensare al produttore di vino bio come a un corridore (chiamiamolo pure bio-corridore):
- Come un corridore, il produttore bio percorre giorno per giorno la sua strada in salita, con costanza e senza mai mollare.
Questo significa che chi fa bio si impegna in un’opera di prevenzione costante nel vigneto.
È sabato o domenica? Non importa, se dai nostri monitoraggi risulta che il tempo si sta per guastare dobbiamo essere pronti ad intervenire.
- Come un corridore, il produttore bio ha la forza di superare i momenti di difficoltà puntando sempre avanti, mai indietro.
Un vigneto bio è, in un certo senso, costretto a cavarsela da solo. A livello produttivo, questo comporta alti a bassi che difficilmente si possono controllare (almeno all’inizio).
Tuttavia, col tempo si impara a convivere con l’incertezza, impegnandosi al massimo per portare a casa un risultato che sia il migliore possibile, nel pieno rispetto dell’ambiente.
- Come un corridore, il produttore bio sfrutta al massimo quanto appreso durante i chilometri percorsi. L’esperienza è la benzina che lo aiuterà a portare a termine il suo progetto.
Errori, studio, sperimentazione diventano tappe obbligate di un percorso che rendono il produttore bio forte da un punto di vista psicologico. Le conquiste (ma soprattutto le sconfitte) devono spingerlo a migliorarsi continuamente.
Pronostici su come sarà la vendemmia di quest’anno?
Purtroppo non posso prevedere il futuro, ma posso già dirvi come verrà ricordato questo 2017: un’annata difficile sin dal primo mese.
Per molti di noi che in questi giorni stanno combattendo contro condizioni meteo straordinarie, cresce la preoccupazione per stagioni che sembrano diventare di anno in anno sempre più imprevedibili.
Per qualcuno in particolare, le recenti prese di posizione del consorzio Prosecco doc riguardo il bando di alcuni fitofarmaci a partire dal 2018, rischiano di trasformare la preoccupazione in una sorta di psicosi collettiva.
Cambiamenti che spaventano
C’è fermento tra i produttori di Prosecco.
La delicata situazione meteo e la prospettiva per molti di dover ridurre l’utilizzo dei fitofarmaci, pena l’impossibilità di fregarsi del marchio “Prosecco Doc”, sta causando non poche apprensioni.
Fonti interne del consorzio Prosecco Doc infatti, parlano di una base in rivolta a causa di questa decisone.
Io stesso ho raccolto non pochi malumori tra i miei colleghi del convenzionale, soprattutto tra quelli di una certa età: stiamo parlando di persone che avranno meno di un anno per capire come si fa a coltivare la vite senza i fitofarmaci che hanno sempre utilizzato, costrette insomma a rinunciare a tecniche produttive che praticano da una vita (e che dal loro punto di vista funzionano alla grande).
Da dove nasce la paura?
Diciamolo, la paura dei produttori è comprensibile.
Per molti di loro cambiare significa sacrificare la certezza per l’incertezza, la tranquillità per la preoccupazione.
Tuttavia, io trovo che questo sia solo il risultato di un sistema ultra-protettivo, che ci ha convinto che possiamo risolvere qualunque problema spruzzando qualche fitofarmaco nel vigneto, con buona pace della sostenibilità ambientale.
Per quanto mi riguarda, devo dire che l’agricoltura biologica mi ha insegnato a resistere e a convivere con l’incertezza metereologica che caratterizza la nostra epoca.
Attenzione però, qui stiamo parlando un cambiamento di prospettiva tale da non poter essere attuato di punto in bianco. Bisogna avere fiducia e fare le cose in maniera graduale:
per diventare “bio-corridori” professionisti bisogna prima imparare a pedalare.
In squadra si fa meno fatica
È fondamentale però che le nuove generazioni di “bio corridori” lavorino in squadra, scambiandosi continuamente pareri ed esperienze, e aiutando chi si appresta a percorrere la stessa via.
Solo così in futuro in Italia riusciremo davvero a produrre ovunque vini biologici che siano buoni per l’ambiente, per i consumatori e, perché no, anche per la tranquillità dei produttori.
Happy Farmer