Il BLOG del PROSECCO BIOLOGICO: 4 step per produrre uve senza pesticidi (e dormire sonni tranquilli)
Nel 2017 la nostra azienda sta vivendo un nuovo anno zero: la conversione bio, iniziata nel 2010, dei 150ha di vigneto impiegati per produrre Prosecco biologico e Pinot grigio biologico è finalmente conclusa.
Ma cosa ci vuole davvero per mettere la parola fine all’utilizzo di pesticidi, diserbanti e fertilizzanti di sintesi? Manco a dirlo, prima di tutto la conversione deve avvenire a livello mentale.
La mia storia personale è stata determinante nel guidarmi ad attuare scelte ed azioni che con il passare del tempo sono diventate un vero e proprio mantra, un mantra che ho deciso di riassumere in 4 step.
1. Mettersi in discussione
Molto più facile a dirsi che non a farsi, soprattutto nel settore dell’agricoltura.
La tentazione di dire: “ho sempre fatto così; ha sempre funzionato; perché dovrei cambiare?” è davvero molto forte.
Devo dire che crescere in una famiglia che invece di accontentarsi ha sempre cercato nuove vie per migliorare le proprie tecniche produttive in vigna, ha sicuramente influito positivamente sul mio modo di vedere il mondo.
Già negli anni ‘80/’90 mio padre, in netta controtendenza rispetto a molti colleghi produttori, cercava di ridurre il suo impatto nel mondo eliminando del tutto i diserbi, sostituiti da lavorazioni sottofila (che utilizzo ancora oggi per la mia produzione bio!), e altre tecniche di lotta integrata.
Questi preziosi inesgnamenti furnono come una prima scintilla nella mia mente che, al di la di farmi scoprire nuovi modi di coltivare la vite, mi ha abituato a ragionare in un’ottica di perfezionamento continuo. Ogni giorno vedevo i piccoli passi di sostenibilità ambientale compiuti da mio padre e l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era:
cosa si può fare di più per migliorare ancora?
Durante il periodo dell’università ho quindi iniziato a frequentare diversi incontri sull’agricoltura sostenibile e degustazioni alla cieca per capire come si posizionassero qualitativamente i vini della mia famiglia all’interno del mercato.
Gli incontri sull’agricoltura Bio mi permisero di conoscere tecniche agricole che fin da subito mi affascinarono, ma fu proprio in una delle degustazioni alla cieca che avvenne la svolta.
Mi furono serviti alcuni vini che, tra tutti, per qualche ragione che non riesco a spiegare, mi colpirono più di altri e che a mio parere avevano una marcia in più.
A fine serata scoprii che erano vini biologici.
A quel punto capii che valeva la pena di rischiare e che l’evoluzione naturale dell’azienda di famiglia poteva essere solo una: avviare la conversione e coltivare solo Prosecco e Pinot Grigio Bio al 100%.
2. Mission chiara e pianificazione
Bisogna essere decisi: sapere cosa si vuole realizzare e in quanto tempo.
Per quanto mi riguarda, nel 2010 ho deciso che la nostra mission doveva essere:
Corvezzo = biologico.
Tempo di realizzazione della conversione totale Bio dei 150 ha di vigneto: 7 anni.
Riuscire ad avere ben in testa nel 2010 questi punti fissi mi ha sicuramente aiutato a capire quale fosse il gap di know how sul biologico (in vigna e in cantina) da colmare per completare la conversione e quali fossero i costi per colmare questo obiettivo.
Mi raccomando, non lasciate nulla al caso!
3. Perseveranza
Non è stato esattamente tutto rosa e fiori e bisogna mettere in conto che le prime annate di conversione saranno inevitabilmente difficili, e se il meteo rema contro, difficilissime.
Nel 2010 quindi, dopo una pianificazione attenta, ho cominciato a convertire i primi 10 ha e devo ammettere che le problematicità di partenza sono state tante. Le piante erano come dei malati cronici che non potevano sopravvivere senza antibiotici e che, di punto in bianco, dovevano cavarsela da soli.
In particolare, tra il 2013 e il 2014 l’umidità non ci ha lasciato scampo e tutta la debolezza del vigneto in conversione è venuta a galla, cosa che si è tradotta in un drammatico abbassamento produttivo.
Si sa però , ciò che non ti uccide ti rende più forte.
Le viti hanno saputo reinventare se stesse, imparando a resistere, ricominciando a produrre con costanza e abbondanza.
Ma non è tutto.
Abbiamo constatato anche un miglioramento degli aromi dovuto a un maggiore inspessimento della buccia.
Quindi, a conti fatti, credo di poter finalmente affermare che uve biologiche hanno anche il potenziale di diventare vini più buoni (ma di questo ne riparleremo!)
4. Ripetere tutto daccapo
Per me aver completato la conversione del vigneto convenzionale e produrre solo Prosecco bio e Pinot grigio bio non è un traguardo, ma una partenza.
Adesso è di nuovo il momento di rimettersi in discussione e, come aveva fatto il me stesso ai tempi dell’università, porsi nuovamente una domanda:
Cosa si può fare di più per migliorare ancora?
Happy Farmer