Il BLOG del PROSECCO BIOLOGICO: le nuove certificazioni di sostenibilità, i miei dubbi
Sempre più spesso mi trovo davanti a vini che riportano in etichetta certificazioni di sostenibilità diverse a quella biologica e/o biodinamica.
Queste certificazioni possono essere considerate equivalenti a quella biologica (ti dico già di no) e possono in qualche modo creare un’idea sbagliata nella mente del consumatore?
Da produttore di Prosecco biologico devo dire di essere abbastanza preoccupato per il proliferare di tutte queste nuove certificazioni alternative, che lasciano molti dubbi e troppo spazio di incertezza nella mente del consumatore.
Ti spiego perché, a mio avviso, la certificazione BIO e biodinamica sono le uniche certificazioni di sostenibilità vermente credibili.
Partiamo dall’inizio: come si diventa produttori Bio certificati?
Il percorso per passare dalla produzione convenzionale a quella biologica dura tre anni: la cosiddetta “fase di conversione”.
Nel vigneto è necessario rinunciare ad utilizzare fertilizzanti, pesticidi e diserbanti di sintesi in favore di pratiche più sostenibili, come: lavorazioni sotto filare, sovesci, concimazioni organiche e confusione sessuale per gli insetti dannosi.
Anche in cantina il numero delle sostanze enologiche ammesse è molto inferiore rispetto alla produzione convenzionale.
Ultima cosa (ma non per questo meno importante), il disciplinare bio prevede soglie di solfiti più basse:
- Massimo 150 mg/l per i bianchi (contro i 200 mg/l del convenzionale)
- Massimo 100 mg/l mg/l per i rossi (contro i 150 mg/l del convenzionale)
La certificazione Bio: una certificazione “senza se e senza ma”
Il percorso per diventare produttori di vino biologico quindi non è affatto semplice, proprio perché il rigido disciplinare bio impone a chiunque decida di cimentarsi nell’impresa di rinunciare di punto in bianco all’utilizzo di una qualsiasi delle seguenti sostanze:
1-Naphthylacetic acid (NAA)*3-Chloroaniline
Abamectin (sum of avermectin)
Acrinathrin
Aldicarb
Ametoctradin
Amitraz
Azinphos-methyl
Benalaxyl including other mixtures of constituent isomers including benalaxyl-M (sum of Benthiavalicarb (sum expressed as benthiavalicarb-isopropyl)
Bifenthrin
Bromopropylate
Bupirimate
Cadusafos
Carbaryl
Carbofuran *Carbosulfan
Chlorantraniliprole
Chlorpyrifos-ethyl
Chlorthal-dimethyl
Clothianidin
Cyazofamid
Cyflufenamid: sum of cyflufenamid (Z-isomer) and its E-isomer
Cymoxanil
Cyproconazole
Deltamethrin
Diazinon
Dichlorvos
Dicofol (sum of p,p' and o,p' isomers)
Difenoconazole
Dimethenamid (dimethenamid-p including other mixtures of constituent isomers (sum of Dimethomorph (sum of isomers)
Diphenylamine
Diuron
Dodine
Endosulfan (sum of alpha- and beta-isomers and endosulfan-sulphate expresses as Endosulfan-beta
Ethalfluralin
Ethoxyquin
Etoxazole
Fenamidone
Fenazaquin
Fenhexamid
Fenoxycarb
Fenpyrazamine
Fenthion (fenthion and its oxigen analogue, their sulfoxides and sulfone expressed as parent) Fenthion-oxonsufoxide
Fenthion-sulfone
Fenvalerate and Esfenvalerate (Sum of RR & SS isomers)
Fenvalerate and Esfenvalerate (Sum of RS, SR, SS, RR isomers)*Fluazifop
Fluazinam
Flufenoxuron
Fluopyram (R)
Flutriafol
Folpet
Haloxyfop-R-methyl
Hexythiazox
Indoxacarb as sum of the isomers S and R
Iprodione
Isoxaben
Lambda-Cyhalothrin
Malathion
Mandipropamid
*Meptyldinocap (sum of 2,4 DNOPC and 2,4 DNOP expressed as meptyldinocap) Metaldehyde
Methiocarb
Methiocarb-sulfone
Methomyl
Metrafenone
Omethoate
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*3,4-Dichloraniline
3-Hydroxy-Carbofuran
Acetamiprid
Alachlor
alpha-Cypermethrin
Amisulbrom
Azadirachtin
Azoxystrobin
Benfuracarb
beta-Cypermethrin
Boscalid
Bromuconazole (sum of diasteroisomers)
Buprofezin
Captan
Carbendazim
Carbofuran (sum of carbofuran and 3-hydroxy-carbofuran expressed as carbofuran) Carfentrazone-ethyl
Chlorpropham
Chlorpyrifos-methyl
Clofentezine
Cyantraniliprole
Cycloxydim
Cyfluthrin (cyfluthrin including other mixtures of constituent isomers (sum of isomers)) Cypermethrin (cypermethrin including other mixtures of constituent isomers (sum of Cyprodinil
Desmethyl-Pirimicarb
Dichlobenil
Dicloran
Diethofencarb
Diflufenican
Dimethoate
Dinocap (sum of dinocap isomers and their corresponding phenols expressed as dinocap) Dithianon
* Diuron (sum expressed as 3,4- dichloraniline)
Emamectin benzoate B1a, expressed as emamectin
Endosulfan-alpha
Endosulfan-sulphate
Ethirimol (Bupirimate metabolite)
Etofenprox
Famoxadone
Fenarimol
Fenbuconazole
Fenitrothion
Fenpropidin
Fenthion
Fenthion-oxon
Fenthion-oxonsulfone
Fenthion-sulfoxide
Fenvalerate and Esfenvalerate (Sum of RS & SR isomers)
Flazasulfuron
Fluazifop-P-butyl
Fludioxonil
Fluopicolide
Flusilazole *Fluxapyroxad
Gibberellic acid
Hexaconazole
Imidacloprid
Iodofenphos
Iprovalicarb
Kresoxim-methyl
Malaoxon
Malathion (sum of malathion and malaoxon expressed as malathion) Mepanipyrim
Metalaxyl and metalaxyl-M (sum of isomers)
Methidathion
Methiocarb (sum of methiocarb and methiocarb sulfoxide and sulfone, expressed as Methiocarb-sulfoxide
Methoxyfenozide
Myclobutanil
Oxadiazon
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*Oxathiapiprolin
Oxyfluorfen
Penconazole
Penoxulam
Phosmet
Phosmet-oxon
Phthalimide (Folpet metabolite)
Pirimicarb
Promecarb
Propanil
Propargite
Propyzamide
Pyraclostrobin
Pyrethrins
Pyrimethanil
Pyriproxyfen
Quizalofop-ethyl
Rotenone
Simazine
Spinosad: sum of spinosyn A and spinosyn D, expressed as spinosad Spinosyn D
Spirotetramat
Spirotetramat, BYI 03380-enol
Spirotetramat, BYI 03380-ketohydroxy
Spiroxamine
Tau-Fluvalinate
Tebufenozide
Tetraconazole
Thiobencarb
Thiophanate-methyl
Tolylfluanid
Trichlorfon
Trifloxystrobin
Triflumuron
Valifenalate
Vinclozolin (sum of vinclozolin and all metabolites, expressed as vinclozolin) Zoxamide Oxydemeton-methyl (Demeton-S-methylsulfoxide)
Paclobutrazol
Pendimethalin
Phosalone
Phosmet (phosmet and phosmet oxon expressed as phosmet) Phoxim
Piperonyl butoxide
Procymidone
Propachlor: oxalinic derivate of propachlor, expressed as propachlor Propaquizafop
Propiconazole
Proquinazid
Pyraflufen ethyl
Pyridaben Pyriofenone Quinoxyfen Rimsulfuron *Sethoxydim
*Spinetoram (XDE-175)
Spinosyn A
Spirodiclofen
Spirotetramat and its 4 metabolites, expressed as spirotetramat Spirotetramat, BYI 03380-enol-glucoside
Spirotetramat, BYI 03380-monohydroxy
Sum of folpet and phthalimide, espressed as folpet (R) Tebuconazole
Tebufenpyrad
Thiamethoxam
Thiodicarb
Thiram (expressed as thiram)
Triadimenol (any ratio of constituent isomers)
Tricyclazole
Triflumizole
Trifluralin
Vamidothion
zeta-Cypermethrin
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Queste sostanze, vietate nella produzione biologica, sono proprio quelle che vengono cercate nei laboratori degli enti certificatori autorizzati dal MIPAAF (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali):
se sono presenti nel vino, il vino non è biologico. Se non sono presenti nel vino, il vino è biologico.
Punto. Non ci sono tante altre considerazioni da fare.
Non si può dire “uso determinati pesticidi o diserbanti di sintesi per produrre il mio Prosecco, ma con moderazione”.
In altre parole, non c’è spazio per l’incertezza: la certificazione biologica impone rigore e rispetto di regole chiare.
I dubbi sulle certificazioni di sostenibilità alternative
L’agricoltura Biologica nasce dall’esigenza di riequilibrare un sistema agricolo industriale che da troppi anni continua a crescere in modo indiscriminato.
Questo sviluppo esponenziale e sconsiderato è proseguito per decenni, sostenuto da un utilizzo massiccio di pesticidi, diserbanti e da uno sfruttamento senza limiti delle risorse naturali.
Il produttore Bio si impegna ad utilizzare solamente sostanze naturali (cioè già presenti in natura, come il solfato di rame che utilizzo per produrre il mio Prosecco biologico), escludendo qualunque tipo di sostanza di sintesi. Egli si impegna inoltre anche a creare un modello di sviluppo sostenibile nel tempo, che eviti lo sfruttamento eccessivo dell’acqua, della terra e dell’aria, e che tuteli la biodiversità.
Tuttavia, come ho già detto, il processo per diventare produttori bio non è proprio facile, esso comporta sacrifici, investimenti continui.
Il numero di consumatori sempre più attenti al tema della salute e della sostenibilità ambientale è cresciuto velocemente negli ultimi anni e, purtroppo, gli agricoltori si sono ritrovati impreparati nel rispondere in modo adeguato alle loro esigenze.
Sulla scia di questo problema sono nate negli ultimi anni diverse certificazioni di sostenibilità non biologiche.
Attualmente, le più famose in Italia sono le seguenti:
Biodiversity Friends
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S.Q.N.P.I.
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V.I.V.A.
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Non posso che essere felice del fatto che in qualche modo privati e istituzioni stiano cercando delle strade nuove (?) per essere sostenbili. L'intenzione è sicuramente meritevole.
Tuttavia, a mio personale avviso, queste certificazioni comportano due problemi fondamentali:
Problema 1: certificazione di prodotto o di sistema produttivo?
La cosa importante da sottolineare è che queste certificazioni non arrivano in seguito ad una valutazione analitica effettuata in laboratorio sul prodotto. In altre parole, non c’è un’analisi che attesti la presenza o meno di determinate sostanze nel vino: quello che viene certificato è un processo produttivo che deve seguire determinate linee guida.
A questo punto sorge una domanda fondamentale: perché inserire in etichetta un logo che certifica un processo produttivo?
Mi spiego meglio con un paio di esempi:
La nostra azienda di Prosecco biologico è certificata IFS Food, la quale attesta il raggiungimento di determinati standard produttivi.
Essendo una certificazione di sistema, non può essere inserita in etichetta. Logico.
La nostra azienda è certificata anche Vegan su Prosecco biologico e Pinot Grigio Biologico. Il nostro ente certificatore effettua un’analisi sul prodotto per attestare che non siano presenti nel prodotto sostanze di origine animale.
Essendo questa una certificazione sul prodotto, si può inserire il logo vegan in etichetta.
Credo checertificazioni di sostenibilità diverse dalla certificazione BIO, (come Biodiversity friends, V.I.V.A. e S.Q.N.P.I.) che certificano un processo, in modo similare a IFS Food, non hanno ragione di comparire sul packaging del prodotto con il loro logo.
Sarebbe interessante, secondo me, capire quante aziende deciderebbero di certificarsi con una delle certificazioni sopraindicate se il logo di quest’ultime non potesse comparire sul packaging del prodotto.
Problema 2: queste certificazioni possono creare confusione per il consumatore?
Se mi trovo davanti a una certificazione che ha come logo un’ape, o che utilizza la parola sostenibilità, che dichiara di difendere la biodiversità e utilizza colori simili a quelli ufficiali del logo bio, rischio di pensare che un prodotto sia biologico certificato, anche se, di fatto, non lo è?

Il caso più strano, a mio avviso, riguarda la certificazione “Biodiversity Friends” che porta nel nome addirittura il prefisso BIO.
Non voglio in alcun modo insinuare che ci siano intenzioni malevoli di fondo, ma mi piacerebbe che ogni certificazione si ponesse il problema di non essere somigliante ad altre certificazioni simili all’apparenza, ma totalmente diverse nella sostanza (come per esempio la certificazione Bio).
Credo che utilizzare simboli, obiettivi e slogan propri dell’agricoltura biologica, cavalcando l’onda ambientalista degli ultimi anni, sia una pratica dannosa per tutti gli operatori coinvolti.
Questo perché le “mezze misure” non fanno altro che creare diffidenza da parte dei consumatori verso le aziende che lavorano ogni giorno in favore della sostenibilità.
Come si legge un’etichetta di vino biologico
Nella giungla delle certificazioni può essere complicato a volte capire di fronte a quale tipologia di prodotto potresti ritrovarti.
Ti lascio con questo piccolo schema riassuntivo che ti spiega com’è dev’essere effettivamente fatta una retro-etichetta di vino biologico (in questo caso un Prosecco biologico) che si rispetti.

In conclusione, la scelta su quale prodotto più o meno sostenibile scegliere la prossima volta che andrai al supermercato spetta a te, ma da adesso in poi vietato dire “non lo sapevo!” ;)
Happy farmer