IL BLOG del PROSECCO BIOLOGICO: Agricoltura Bio, tuteliamo la biodiversità!
A dieci anni dalla conversione di vigneto a Prosecco Biologico credo fermamente che l’agricoltura Bio possa essere un primo grande mezzo per ridurre sensibilmente l’impatto dell’uomo su questo pianeta e controbilanciare l’innaturalità da lui stesso creata. Non è ancora la soluzione, ma una fase di passaggio verso la sostenibilità.
Non sono un grande fan di filosofie green che parlano di “Agricoltura naturale” o “Vino Naturale”. L’agricoltura non ha nulla di naturale, non esiste in natura un bosco a forma di vigneto che ha bisogno di continue cure per poter sopravvivere (riguardo al “Vino Naturale”, ne riparliamo).
L’agricoltura è un’invenzione umana che viene sempre applicata a danno della natura ed è giunto il momento di fare qualcosa prima che sia troppo tardi: da qualche parte bisognerà pur cominciare no?
L’innaturalità dell’agricoltura convenzionale sta causando danni sempre maggiori all’ecosistema, da quelli piccoli che interessano le realtà locali, fino a quelli che rischiano di creare serie conseguenze a livello mondiale.
Un esempio tra tutti dovresti ricordartelo.
Gli incendi in Amazzonia
Non se ne parla quasi più.
Eppure, gli incendi in Amazzonia sono un problema reale, concreto, che per diverse settimane ha tenuto banco nell’attualità.
Stando a quanto riportato infatti dalla Nasa (così come fatto riecheggiare dal Guardian e da esperti Onu, come lo scienziato Dan Nepstad), l’allarme sul numero degli incendi del 2019 ha molta più eco di quanto accaduto negli ultimi dieci anni, quando la media dello stesso fenomeno è stata leggermente inferiore.
C’è però da dire che l’acceso dibattito a livello mediatico è servito a sensibilizzare ancora maggiormente le persone sulla tutela dell’ambiente e sulle conseguenze di uno scellerato abuso di risorse da parte dell’uomo, che non sta pensando in maniera programmatica e sostenibile al futuro della Terra.
In tanti hanno parlato dell’Amazzonia come il polmone della Terra, capace di produrre 1/5 dell’ossigeno globale. Altri stimano, più verosimilmente che il suo contributo si attesti al di sotto dell’8%.
Ma resta verissimo il fatto che la tutela di un’area di oltre 7 milioni di km2 (la foresta vera e propria occupa circa 5 milioni e mezzo di km2, pensate all’Italia e moltiplicate per 18), è fondamentale per il giusto equilibrio dell’ossigeno nell’atmosfera.
Ma quali sono le cause di questa catastrofe?
In primis, ovviamente, l’uomo.
La foresta amazzonica non necessita per condizioni climatiche e caratteristiche intrinseche di “incendi naturali”, necessari a ripulire il sottobosco e a far crescere le piante a una giusta distanza. L’uomo ha indotto la maggior parte degli incendi, soprattutto in Brasile, dove le politiche di Bolsonaro (favorevole alla deforestazione), ha spinto i coltivatori dell’area ad appiccare più focolai, consci delle minori conseguenze legali (sanzioni ridotte, così come i sequestri nei confronti di chi opera in tal senso, senza dimenticare ONG di protezione attaccate).
La deforestazione strappa la terra alla foresta per tramutarla in area di pascolo degli animali. Taglio degli alberi tra luglio e agosto, lasciati in campo per perdere umidità, e poi bruciati. Con l’arrivo della stagione delle piogge poi il terreno umido diventa ideale per lo sviluppo di vegetazione per il bestiame. Questo il modus operandi. Anche se alla fine, il disboscamento in sé, è poco produttivo: si stima che ¼ delle aree bruciate vengano abbandonate e mai utilizzate, mentre quasi 2/3 non siano sfruttate al meglio. Intanto, la foresta viene eliminata. L’uomo, insomma, ha aumentato con prepotenza la deforestazione.
La perdita di biodiversità
Più che per la mancanza di ossigeno, dunque, dovremmo preoccuparci per la distruzione della BIODIVERSITÀ.
Un concetto che riunisce la varietà di organismi viventi nei rispettivi ecosistemi. In sostanza: geni, specie ed ecosistemi all’interno di una data regione. Dal greco bios, vita, e dal latino diversitas, differenza. La biodiversità che va sempre tutelata perché permette, ad esempio nel nostro settore, di ottenere vitigni diversi e diverse tipologie di vino. Un termine che agglomera la rete della vita sul nostro pianeta: una gamma innumerevole di organismi viventi che influenzano la nostra esistenza.
La nostra scelta BIO: un primo tentativo di bilanciare l’innaturalità creata dall’uomo.
L’Amazzonia è solo uno dei tanti esempi di distruzione scellerata delle risorse e sicuramente non serve attraversare l’Atlantico per trovare altri casi di vero e proprio maltrattamento dell’ambiente.
Ecco perché la scelta di Corvezzo è quella di produrre attraverso l’Agricoltura Bio. La nostra è una politica improntata al domani e alla sostenibilità del pianeta, di cui siamo ospiti e non padroni.
Aver convertito 154ha di vigneto a Prosecco biologico non è un traguardo, ma un punto di partenza. È un desiderio di voler provare a invertire una tendenza, è un timido tentativo di restituire alla natura quello che abbiamo sottratto.
Non avremo trovato la soluzione ai mille problemi causati dall’agricoltura, ma posso affermare che tecniche agricole alternative all’utilizzo di sostanze d sintesi, come la confusione sessuale, il sovescio e il diserbo meccanico hanno davvero permesso all’ecosistema-vigna di invertire la rotta e di ripopolarsi di animali come mai avevo visto in tanti anni di agricoltura convenzionale. Per me questo è già un chiaro segno che la direzione intrapresa non può essere sbagliata.
Ci fermiamo qui? Assolutamente no, la nostra sperimentazione per raggiungere l’obiettivo della sostenibilità tale continua.
Il futuro dipende da noi.
E tu? Quali scelte stai effettuando per influenzare il mondo dell’agricoltura a muoversi nella giusta direzione?
Happy Farmer