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NON SOLO PROSECCO BIOLOGICO: con i vitigni resistenti il Bio 2.0 è qui!

Sapevi che esistono nuovi vitigni che permettono di portare a zero i trattamenti nel vigneto e che renderebbero il processo di produzione Bio ancora più sostenibile? Una sfida interessante che di certo non potevo rifiutare!

 

Piccola premessa: Cosa sono i vitigni resistenti?

Sono dei particolari vitigni ottenuti tramite il naturale incrocio (NO OGM) di diverse specie di vite, ovvero introducendo solo geni di specie simili e familiari.

Attualmente, l’Italia si è distinta in questo campo grazie alla sperimentazione portata avanti dall’Università di Udine in collaborazione con IGA, conclusasi con lo sviluppo di ben 10 nuovi vitigni resistenti alle malattie.

Le capacità di queste piante sono incredibili: alta resistenza all’attacco di peronospora e oidio, al marciume prodotto da  botrite e a basse temperature fino a -20°C.

 

Un passo importante per il processo di miglioramento continuo della produzione Bio

La produzione di vino Bio ha permesso, tramite tecniche alternative, di eliminare del tutto l’utilizzo di fitofarmaci di sintesi come pesticidi e diserbanti. A mio avviso però, ogni attività umana (anche soprattutto l’agricoltura Bio) deve necessariamente concentrarsi nell’impegno verso un costante miglioramento, ciò che i giapponesi chiamano “Kaizen”.

In questo caso, il miglioramento è dovuto al fatto che coltivare con tecnica Bio vitigni resistenti porterebbe alla sostenibilità totale, rendendo così superflui anche i trattamenti a base di rame e zolfo (ammessi nel regolamento Bio).

 

Una scelta per il futuro

Da agricoltore Bio non potevo certo tirarmi indietro!

Incuriosito anche dalle degustazioni di vini ottenuti da uve prodotte da vitigni resistenti effettuate dalla famosa rivista Gambero Rosso, che hanno evidenziato un sostanziale allineamento sensoriale con i vini ottenuti da uve prodotte da vitigni convenzionali, mi sono deciso!

Il 26 febbraio 2016 ho finalmente piantato 1,30 ha di vitigno resistente della tipologia Sauvignon Kretos. Ora bisognerà aspettare almeno tre anni (tempo nel quale il nuovo vigneto passa da essere improduttivo a produttivo) per verificare la bontà dell’investimento, ma confesso di essere molto fiducioso!

La mia grande curiosità mi ha portato poi alla decisione di creare, presso l’area didattica aziendale, un piccolo vigneto di 10 filari costituito da 10 tipologie diverse di vitigni resistenti, e di predisporre anche un laboratorio per la microvinicazione e lo studio delle vino prodotto da queste particolari uve.

 

E per quanto riguarda il Prosecco Bio resistente?

Ovviamente, per quanto mi riguarda, l’attesa è rivolta principalmente verso i vitigni resistenti della tipologia Glera, l’uva con cui produco il nostro vino di punta: il Prosecco Bio.

Anche in questo caso ci sono buone speranze per il futuro.

Sulla scia dell’Università di Udine, anche il Crea – Vit di Conegliano (TV) ha iniziato nel 2014  lo studio per lo sviluppo di vitigni resistenti della tipologia Glera.

Se la loro ricerca dovesse avere successo, ecco allora che potrei continuare il processo di miglioramento continuo della mio lavoro: ora che il processo di conversione Bio dei 160 ha del vigneto aziendale può considerarsi concluso, lo step successivo sarà quello di sostituire le attuali piante di Glera (circa 100ha) con la nuova tipologia più resistente.

Obiettivo: impatto zero.

 

Happy Farmer

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